----- Original Message -----

From: "Per. Ind. Loris Batacchio" <batacchio.loris@NOSPAMinfinito.it>

Newsgroups: free.it.discussioni.periti-industriali

Sent: Saturday, August 30, 2003 3:25 PM

Subject: Rivendicazioni di categoria tra utopia e realtà.

 

Come dicevo qualche giorno fa, il Consiglio Nazionale dei Periti Industriali
sta vivendo una vera e propria condizione tipica di chi soffre di
"narcopatia cronica" per entità biologiche in avanzato stato di
decomposizione.
Il lato positivo di questo è che nel non far nulla si evita di fare anche le
cose sbagliate e siccome nel passato prossimo sono state fatte SOLO cose
gravemente dannose sulla pelle degli iscritti agli albi dei periti
industriali,
c'è da ritenere che questa sia l'agonia meno dolorosa.
Ciò non giustifica però assolutamente lo stato delle cose lasciato pressoché
alla deriva.
Che si vada, dunque alle elezioni ed anche in fretta se il CNPI non ha più
la forza operativa e nemmeno il sostegno morale unanime per riprendere il
controllo della situazione oramai da tempo immemorabile sfuggita di mano ai
dirigenti di categoria, ma anche al loro pagatissimo (con i nostri soldi,
ovviamente) ufficio legale specializzatosi ormai ad arrampicarsi sugli
specchi.
Tra gli strafalcioni paradossali atipici sono degni di nota quelli che
miravano a comprimere le nostre competenze professionali sancite dall'art.16
del R.D.L. 275/29.
Tra poche settimane vi sarà il nuovo congresso nazionale a Porto Cervo (SS)
dal 9 all'11 ottobre. Escludo che Magnabosco abbia voluto imitare il
Berlusca nell'organizzazione di risonanti manifestazioni sfarzose nella
splendida isola, anche perché data la miserabile posta in gioco (la nostra
sorte), egli al massimo avrebbe potuto invitare nella sua villa -qualora
l'avesse posseduta- il WWF e non un personaggio di importanza almeno
nazionale.
Probabilmente esisterà anche un programma del congresso, ma siccome il sito
del CNPI è talmente appesantito dalla ricchezza dei suoi contenuti
continuamente aggiornati, non vi è traccia di ciò sul web.
Per fortuna che il n. 9 di Folio riporta qualche dettaglio, tra cui il costo
di partecipazione che è fissato in modici euro 150,00 oltre le spese
alberghiere e di soggiorno
.Chi ne ha la possibilità, quindi, ci vada.
Si "parla" insistemente di azioni da intraprendere congiuntamente con l'Eppi
a sostegno della modifica del D.P.R. 328/01 che, mi ripeto, ha relegato le
professioni dei tecnici diplomati nella discarica delle libere professioni.

Sono convinto che nonostante il cambio al vertice il CNPI non abbia
assolutamente le idee chiare in merito alle richieste da avanzare al
legislatore o, perlomeno, non vi è uniformità di vedute.

Sono due anni e forse anche più che vado sostenendo quella che io vedo come
l'unica soluzione dignitosa che si possa prospettare.
E' certo che a decidere le nostre sorti non sono né io né voi che non fate
parte del CNPI (il quale dovrebbe almeno tutelarcele), ma tutti possiamo
fare in modo che i signori che si riuniscono alla via di San Basilio 72 in
Roma vengano svegliati a suon di fax (meglio non mandare e-mail perché
queste si "perdono" o possono cancellare o occultare troppo facilmente).
Se condividete i contenuti delle seguenti rivendicazioni, Vi invito a
copiarle ed ad incollarle su un documento, stamparle con i Vs. estremi e
spedirle al numero di fax: 06.42008444 del CNPI.

Un documento già pronto in formato *.rtf è stato pubblicato sul
nostro sito www.periti-industriali.da.ru a disposizione (gratuita) di
chiunque voglia mettere notizie o strumenti a per tutti i colleghi.

Appena avrò completato la ricerca, verranno pubblicati i profili (titoli,
provenienza, professione svolta ecc.) di tutti i componenti del CNPI, così
cercheremo di farci un'idea concreta della provenienza di tanta energia così
ben spesa per la categoria (di questo vanno ringraziati i singoli collegi
provinciali).
Analogamente farò per l'Eppi e per l'ufficio legale del CNPI.
Sarebbe anche ora di capire chi guida il "torpedone" lungo il precipizio....

Cordiali saluti.

Per. Ind. Loris Batacchio

testo del fax da inviare al CNPI pubblicato in formato *.rtf sul sito
www.periti-industriali.da.ru
===================================================
Al Presidente del Consiglio Nazionale dei Periti Industriali
via di San Basilio, 72
00187 ROMA
fax 06.42.00.84.44

I PERITI INDUSTRIALI CHE VIVONO LA PROPRIA PROFESSIONE SONO STANCHI DI UN
CNPI CHE DORME. VOGLIONO I PROPRI DIRITTI E LA PROPRIA DIGNITA' TUTELATI
SECONDO PROPOSTE CONCRETE QUI RIASSUNTE.

LA MODIFICA DEL DPR 328/01
La soluzione meno dolorosa al pasticcio del 328/01 pare proprio che sia
quella di eliminare la coesistenza di periti industriali laureati, ingegneri
iuniores e periti industriali (non laureati).
Ciò comporterebbe la eliminazione della sezione B dell'ordine degli
ingegneri e la costituzione di un secondo ordine INDIPENDENTE in cui
affluirebbero i nuovi laureati L del settore ingegneristico, compresi gli
attuali periti industriali o la trasformazione degli attuali collegi dei
periti industriali in questi nuovi ordini ingegneristici di secondo livello.
Ma, dato per assodato che per accedere ad una professione ingegneristica
occorrerà almeno la laurea triennale L, ci si pone il serio problema degli
attuali iscritti negli albi dei periti industriali sprovvisti del titolo
accademico.
Che fine dovranno fare ?
Che titolo potranno o dovranno utilizzare per non ingenerare confusioni ?
La proposta è quella di far sì che essi POSSANO essere ammessi a frequentare
delle SESSIONI RISERVATE di corsi universitari diretti al conseguimento
della laurea L in ingegneria, con la trasformazione dell'esperienza
professionale nel frattempo acquisita in CREDITO ACCADEMICO, così come
peraltro già avviene in Inghilterra ed è già avvenuto in Spagna ed altre
nazioni europee. Naturalmente, il possesso di almeno 10/15 anni di
esperienza professionale dovrà essere considerato requisito pienamente
soddisfacente al compimento del credito accademico necessario, subordinando
il conseguimento della laurea L ad una tesi o a più lavori accademici su
argomenti appositamente assegnati dal comitato accademico di valutazione
crediti.
Tutto questo dovrebbe essere previsto da appositi decreti che impongano agli
atenei di attivarsi in tal senso anche con la collaborazione onerosa del
Consiglio Nazionale e dei singoli collegi provinciali.
La soluzione prospettata è orientata ad EVITARE apparenti differenze,
discriminazioni e speculazioni tra gli attuali e i futuri iscritti al futuro
ordine che esso si chiami ALBO DEI PERITI INDUSTRIALI LAUREATI o degli
INGEGNERI IUNIORES (i veri periti industriali non soffrono di crisi di
inferiorità e non aspirano a portare titoli professionali diversi dalla loro
peculiarità di tecnici specialistici). Tuttavia, sarebbe anche ora di
rendersi riconoscibili con un titolo più breve e facilmente pronunciabile
dagli altri.
Infatti, scrivere su un biglietto da visita "perito industriale laureato" è
un lungo, scomodo e pure controverso nella pubblica opinione abituata a
identificare i "periti" nei tecnici dotati di un titolo di scuola media
superiore....

LE COMPETENZE
Altro argomento di fondamentale importanza è sicuramente quello delle
competenze professionali.
Come purtroppo ben sappiamo, lo stesso Consiglio Nazionale dei periti
industriali ha tentato con manovre acrobatiche e dai fini incomprensibili di
relegare gli attuali professionisti nel proprio ambito specialistico di
diploma o di abilitazione per i laureati L che entreranno nel nostro albo.
Questa linea ci sembra decisamente inadeguata e dannosa per la nostra
categoria soprattutto alla luce del DPR 328/01 che ha previsto per
gli ingegneri iuniores soli tre ambiti di competenze.
Anche per questo, ma evidentemente non solo, i nuovi laureati L
difficilmente decideranno di confluire nell'albo dei periti industriali e
tutte le teorie avanzate sulla dipendenza professionale degli ingegneri
iuniores rispetto ai seniores è destinata a rimanere sulla carta.
La proposta è quindi quella di riformare sì le nostre competenze, ma proprio
nel senso voluto dal legislatore ed in conformità al vigente art. 16 del RDL
275/29: tre soli ambiti di competenza
1. EDILIZIA E TERRITORIO;
2. INDUSTRIALE;
3. INFORMATICA
con la conseguente riforma degli esami di stato per l'accesso alla libera
professione di PERITO INDUSTRIALE PERFETTAMENTE ADEGUA
TI a questo nuovo
criterio. Insomma: non più 30 e più tracce diverse agli esami di
abilitazione a seconda della specializzazione di diploma, ma la possibilità
di scegliere un tema tra quelli proposti per ogni ambito di competenza in
cui rientra la specializzazione del titolo posseduto.
Questo permetterà sicuramente agli attuali, ma anche ai futuri
professionisti periti industriali di non essere la riserva degli ingegneri
specialmente per gli incarichi da parte di enti pubblici.
Lo scenario professionale italiano è ormai cambiato.
Il newsgroup dei periti industriali e decine di collegi provinciali lo hanno
più volte denunciato a chi di competenza e si auspica che da Roma il
Consiglio Nazionale dei periti industriali si faccia FINALMENTE carico
CONCRETO, dimostrato dai FATTI, delle esigenze e delle difficoltà che i
professionisti Periti Industriali
avvertono con ansia.

Finora, infatti, sono state dette tante parole, spesso discordi e
scoordinate e soprattutto prive di seguito. Ora si ATTENDONO FATTI !

Tra le nuove lauree L e quelle del vecchio ordinamento, vengono segnalate
per l'accesso nel nostro albo quelle in Fisica, Chimica, Tecnologie
alimentari e in Tecnologia dei materiali che con il dPR 328/01 sono state
SNOBBATE dagli ingegneri per l'accesso nel loro albo, (mentre è stata
incredibilmente da questi accolta quella in scienze dell'informazione).


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